Il modello di accoglienza a cui aderisce APS Social Domus, in accordo con le Linee Guida del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR) si ispira ai quattro obiettivi principali esplicitati nella Carta della buona accoglienza del 2016:
(a) offrire mirate misure di assistenza e di protezione al singolo beneficiario;
(b) favorirne il percorso di integrazione attraverso l’acquisizione di una concreta autonomia prediligendo le strutture abitative di piccola dimensione, diffuse sul territorio;
(c) operare in coerenza con la titolarità pubblica degli interventi, poiché è proprio sulla responsabilità pubblica che si gioca la sostenibilità e l’adeguata integrazione degli interventi di accoglienza con la rete dei servizi sul territorio;
(d) tutelare le comunità e prevenire eventuali tensioni nei territori che accolgono le strutture.
Tale modello ha dimostrato di essere il più efficace per un processo di accoglienza che comprenda l’analisi dell’esperienza personale, la comprensione dei bisogni del singolo, l’accompagnamento alla presa di coscienza dei propri diritti, presenti e futuri e, in ogni fase, il coinvolgimento effettivo tra il richiedente asilo, l’operatore sociale che lo ha in carico e l’Ente Locale competente per territorio.
Soltanto un processo che offra al richiedente la consapevolezza di sentirsi parte della comunità che lo ospita, condividendone diritti e doveri, può considerarsi promettente per una integrazione effettiva.
Attingendo all’apporto di competenze e saperi condiviso dal nostro staff e nella volontà di operare con un approccio che guardi all’integrazione e al futuro dei nostri beneficiari, in linea con gli approcci moderni nell’ambito dell’Azione umanitaria, l’Associazione ha messo a punto una strategia educativa che si fonda su alcuni punti chiave:
- il garantire ai beneficiari la fruibilità dei propri diritti e stimolarli al rispetto dei propri doveri.
- la necessità di abbandonare un modello “assistenzialista” spingendo i beneficiari verso un’autonomia sempre maggiore,
Da questo, l’idea di far sì che i beneficiari abbiano un impatto guidato con la realtà socio-culturale italiana, con l’apparato pubblico e gli aspetti legali e burocratici, col mondo lavorativo, sul piano formativo come su quello relazionale, in funzione delle diverse gerarchie sociali, attraverso un graduale avvicinamento alla propria autonomia.